CARTELLO SUI CARBURANTI: L’ANTITRUST SANZIONA LE PRINCIPALI COMPAGNIE PETROLIFERE PER OLTRE 936 MILIONI DI EURO
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha concluso l’istruttoria avviata il 27 marzo 2023, grazie alla segnalazione di un whistleblower, accertando l’esistenza di un’intesa restrittiva della concorrenza tra i principali operatori del settore petrolifero in Italia.
Le società Eni, Esso, Italiana Petroli (IP), Kuwait Petroleum Italia (Q8), Saras e Tamoil si sono coordinate, tra il 1° gennaio 2020 e il 30 giugno 2023, per determinare in modo concordato il valore della componente “bio” del prezzo dei carburanti, introdotta per adempiere agli obblighi normativi di immissione in consumo di biocarburanti.
Dall’analisi dell’Autorità è emerso che le compagnie hanno fissato congiuntamente il valore di questa componente — passata da circa 20 €/mc nel 2019 a circa 60 €/mc nel 2023 — attraverso scambi diretti e indiretti di informazioni, con aumenti simultanei e di analoga entità. Il coordinamento è stato facilitato dalla pubblicazione dei valori della componente bio su Staffetta Quotidiana, anche grazie alle comunicazioni trasmesse da Eni alla testata.
L’Antitrust ha quindi deliberato sanzioni per un totale di 936.659.087 euro, così ripartite:
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Eni S.p.A. – 336.214.660 €
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Esso Italiana S.r.l. – 129.363.561 €
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Italiana Petroli S.p.A. (IP) – 163.669.804 €
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Kuwait Petroleum Italia S.p.A. (Q8) – 172.592.363 €
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Saras S.p.A. – 43.788.944 €
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Tamoil Italia S.p.A. – 91.029.755 €
Per Iplom S.p.A. e Repsol Italia S.p.A. non sono stati riscontrati elementi sufficienti a comprovare la partecipazione al cartello.
L’Autorità ha evidenziato che l’intesa ha alterato il corretto funzionamento del mercato dei carburanti per autotrazione, incidendo sui prezzi praticati a valle e trasferendo sui consumatori costi maggiorati privi di giustificazione economica autonoma.

