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Ulteriori riflessioni su PICRights: perché difendersi con consapevolezza

Nel corso degli ultimi anni, numerosi titolari di siti web, blog, associazioni culturali o semplici appassionati hanno ricevuto diffide da PICRights per presunte violazioni del copyright. L’articolo precedente pubblicato da ADICU ha già offerto una panoramica utile su rischi e attenzioni da tenere. Qui vogliamo aggiungere alcune riflessioni concrete e suggerimenti operativi, basati sull’esperienza diretta di chi ha risposto (o resistito) a tali richieste.

1. Non basta essere “siti non commerciali” — serve dimostrarlo

Molti destinatari di richieste di pagamento respingono l’accusa richiamando il fatto che il loro sito sia assolutamente gratuito, senza banner pubblicitari, servizi in vendita o ritorni economici diretti dalle immagini pubblicate. Questo è certamente un punto a favore.

Tuttavia, PICRights raramente replica con prove convincenti dell’opposto. Non fornisce quasi mai elementi concreti che dimostrino un intento commerciale, né strumenti affidabili per accertare che l’uso contestato stia davvero generando profitto. In assenza di tali prove, è ingiustificato pretendere somme elevate.
Se il destinatario del reclamo ha già fornito documentazione (es. rendiconti, struttura del sito, assenza di monetizzazione, statuto associativo), questo va messo in evidenza, insieme alla richiesta formale di contraddittorio e di prova da parte di PICRights.

2. Verifica tariffa usata: il riferimento GettyImages e la “licenza corporate” non sempre calza

Una delle difese più efficaci è controllare su che base tariffaria si sta facendo la richiesta. Spesso, le lettere di PICRights si fondano su tariffe tipiche per siti commerciali “corporate” anziché per usi editoriali o non-profit.
Il documento allegato mostra una “tariffa licenza 1 anno – sito web corporate”, che serve come riferimento per un caso ben diverso da quello di un ente culturale, un blog o un’associazione.
Per un uso editoriale semplice, molti portali di stock fotografici (ad esempio GettyImages) prevedono costi molto inferiori, che diventano un metro utile di comparazione. Se la cifra richiesta da PICRights è notevolmente superiore, occorre chiedersi perché.

3. I rischi del “troll del copyright”

PICRights e altre società affini operano in un contesto che alcuni definiscono come un’attività di “copyright trolling”, ovvero l’utilizzo massivo di diffide standardizzate con l’obiettivo di ottenere pagamenti piuttosto che difendere diritti in modo selettivo e documentato.
I loro punti di pressione includono:

  • invio indiscriminato di diffide a soggetti che non hanno risorse per difendersi,

  • richieste economiche immediate senza contraddittorio,

  • occultamento della base documentale (mandati, licenze, prova uso)

  • minacce implicite di azioni legali

È fondamentale che chi riceve una diffida reagisca con lucidità e non si lasci intimidire.

4. Quando accettare una mediazione — e quando rifiutare

Una soluzione che molte aziende o enti valutano è la mediazione o la transazione bonaria. In certi casi, può essere più “economico” accettare, anche solo per interrompere le pressioni. Ma è essenziale:

  • che l’offerta sia proporzionata alla situazione reale (non priva di prove, contesto non commerciale)

  • che venga chiesto e ottenuto un accordo scritto vincolante che preveda il rilascio pieno del reclamo

  • che non si riconosca implicitamente alcuna responsabilità

Se la proposta è irragionevole, è preferibile respingerla formalmente, magari procedendo giudizialmente contro PICRights qualora insistano con richieste senza fondamento.

5. Strategia difensiva: chiedi documentazione, rispondi con precisione, resisti

Nella risposta, è essenziale pretendere documentazione concreta:

  • mandato legittimo conferito da agenzia/fotografo

  • prova della titolarità effettiva del diritto sulle immagini contestate

  • prova di uso commerciale e danno effettivo

  • calcolo dettagliato della cifra proposta

In assenza di questi elementi, la pretesa richiede una difesa forte basata su normativa, giurisprudenza e buona fede. Non basta tacere o rimuovere l’immagine: serve reagire e documentare la posizione.

6. Il punto finale: chiamare in giudizio PICRights se perseverano

Se nonostante la risposta motivata, la documentazione e la diffida, PICRights continua a sollecitare il pagamento, l’unica via realmente efficace è quella giudiziale. Solo in sede giudiziale si potrà:

  • imporre l’acquisizione delle prove a carico di PICRights

  • ottenere la condanna per pratiche commerciali scorrette

  • chiedere costi e spese legali a carico del ricorrente

  • chiarire in via definitiva la legittimità (o meno) della richiesta

Difatti, la legittimità della richiesta non può basarsi su minacce o pressioni stragiudiziali: serve un accertamento giudiziario che ponga termini definitivi.

In conclusione, chi gestisce un sito, un blog, un’associazione o un’impresa dovrebbe:

  1. Non farsi intimidire da lettere che “sembrano ufficiali”

  2. Documentare fin da subito la natura del sito e il contesto d’uso

  3. Chiedere ogni prova da parte di chi reclama

  4. Valutare con un legale se accettare una proposta seria

  5. Prepararsi — se serve — a chiamare PICRights in giudizio

Se stai vivendo una di queste situazioni, contatta ADICU: possiamo affiancarti nella verifica della legittimità della richiesta, nella redazione della risposta e nella eventuale difesa giudiziale.

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