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TFR (o TFS) statali e il piano del governo per anticipazioni o accelerazioni della “buonuscita” per i dipendenti pubblici

1. Premessa: cosa sono TFS e TFR per i dipendenti pubblici

Per comprendere la questione, occorre distinguere due regimi:

  • TFS (Trattamento di Fine Servizio): il regime tradizionale applicato ai dipendenti pubblici assunti entro certe date o con certe modalità, che prevede che l’indennità liquidata a fine servizio sia corrisposta secondo criteri retributivi, non contributivi.

  • TFR (Trattamento di Fine Rapporto) applicabile al pubblico impiego nei casi previsti dagli atti normativi e contrattuali (ad esempio a determinati comparti del pubblico impiego contrattualizzato).

Secondo le fonti INPS, il TFR per i dipendenti pubblici è calcolato accantonando ogni anno una quota pari al 6,91 % della retribuzione annua, con rivalutazioni annuali.

Al cessare del rapporto di lavoro, il dipendente ha diritto alla liquidazione del TFS o del TFR, secondo il regime cui è soggetto.

Tuttavia, nel sistema attuale, per i dipendenti pubblici la liquidazione non sempre è immediata, dato che sono previste disposizioni di differimento e rateizzazione per ragioni finanziarie.


2. La pronuncia della Corte Costituzionale n. 130/2023 e l’urgenza normativa

a) Sentenza n. 130/2023

Nel giugno 2023, la Corte Costituzionale ha pronunciato la sentenza n. 130/2023, con la quale:

  • ha dichiarato l’incostituzionalità delle norme che prevedevano il differimento e la rateizzazione del TFS/TFR per i dipendenti pubblici, laddove tali modalità si siano configurate come permanenti e non giustificate da esigenze straordinarie.

  • la Corte ha osservato che il ritardo e la dilazione nel pagamento del trattamento di fine servizio danneggiano il principio della giusta retribuzione, sancito dall’art. 36 della Costituzione, in quanto il lavoratore, aspettandosi che la liquidazione della “buonuscita” avvenga in tempi ragionevoli, subisce un vizio nella tempistica dell’erogazione.

  • inoltre, la Corte ha evidenziato come il versamento ritardato può privare il beneficiario del valore pieno della somma in termini economici e finanziari.

Questa pronuncia ha costituito una vera “sentenza monito” per il legislatore, che deve intervenire per garantire che il diritto al TFS/TFR non sia integro ma effettivo, compresi i tempi di erogazione.

b) L’urgenza dettata dalla Consulta

La sentenza implica che, fino a quando il legislatore non interviene per adeguare le modalità di liquidazione del TFS/TFR, i dipendenti pubblici rischiano di trovarsi con un diritto “in attesa” e di vederne compressa la tutela costituzionale. Ciò rende urgente una riforma che consenta un perfezionamento dei tempi di pagamento, evitando nuovi contenziosi e perdite di valore reale.


3. Il piano del governo: anticipazioni, prestiti INPS e “triangolo finanziario”

Secondo fonti di informazione, il governo starebbe studiando un meccanismo che permetta di accelerare l’erogazione della “buonuscita” (TFS/TFR) per migliaia di dipendenti pubblici, tramite un sistema di prestiti intermediati dall’INPS.

a) Obiettivo

  • Ridurre i tempi biblici con cui molti ex‑dipendenti pubblici devono attendere per ricevere l’importo spettante.

  • Evitare che il sistema attuale, con differimenti e dilazioni, continui a essere oggetto di ricorsi alla Corte Costituzionale.

  • Rispondere alle esigenze di circa 200.000 dipendenti stimati che attendono la liquidazione.

b) Il meccanismo del “triangolo con INPS”

Il progetto prospettato è che:

  • l’INPS (o un fondo collegato) faccia da intermediario finanziario, anticipando al dipendente la somma che gli spetterebbe come TFS/TFR;

  • l’INPS sarebbe poi rimborsato dallo Stato o tramite risorse dello Stato pubbliche o apposite stanziamenti di bilancio;

  • in tal modo, si accelererebbe la “buonuscita” effettiva al soggetto beneficiario, anche se formalmente l’erogazione definitiva resterebbe a carico delle amministrazioni pubbliche.

Questa operazione richiederebbe appositi decreti legislativi o atti normativi che autorizzino e regolamentino tale anticipazione, incluse modalità, tassi, garanzie e rimborsi.


4. Criticità e profili giuridici da affrontare

a) Compatibilità con la sentenza costituzionale

L’intervento non dovrà attenuare la tutela riconosciuta dalla Consulta: il meccanismo di anticipazione non può diventare una scusa per prolungare ulteriormente l’erogazione definitiva. Il legislatore deve garantire:

  • che l’anticipazione sia transitoria e condizionata, non una rateizzazione disquisita;

  • che il lavoratore non subisca penalizzazioni in termini di importo, rivalutazioni, interessi o oneri.

b) Fondo garanzia e rischi finanziari

Implementare prestiti anticipati su larga scala implica rischi finanziari: l’INPS – o chi per esso – dovrà valutare il rischio di insolvenza amministrativa, gestire garanzie, interessi e rimborsi. Ci sarà bisogno di un regime di fondo di garanzia pubblico, stanziamenti dedicati e controlli rigorosi.

c) Trattamento fiscale e previdenziale

Occorre stabilire come vengono considerati gli importi anticipati dal punto di vista fiscale e contributivo, se si applicano interessi, se l’importo anticipato si “decassa” dall’importo finale, e con quale modalità si gestiscono le rivalutazioni.

d) Contratti o norme contrattuali del pubblico impiego

Il piano deve rispettare i CCNL e le disposizioni contrattuali del pubblico impiego, che già disciplinano TFS/TFR: ogni innovazione normativa dovrà coordinarsi con la contrattazione collettiva o sopravanzarla espressamente.


5. Ipotesi di evoluzione normativa e scenari futuri

  • Il governo potrebbe presentare un disegno di legge delega o un decreto delegato per autorizzare l’anticipazione tramite INPS.

  • Potrebbe prevedersi una finestra temporale per chi ha già maturato il diritto, con priorità ai soggetti con importi rilevanti o che attendono da più tempo.

  • Si potrebbe introdurre un meccanismo misto: anticipazione fino a un importo minimo garantito e pagamento progressivo dell’eccedenza con vincoli di smontaggio.

  • Potrebbe essere prevista una clausola costituzionale di salvaguardia per garantire che il lavoratore non perda il valore economico della liquidazione rispetto a quanto spetterebbe in regime di pagamento pieno e tempestivo.


6. Conclusioni

L’idea governativa di anticipare il TFR/TFS dei dipendenti pubblici tramite un meccanismo di prestito INPS mira a rispondere all’urgenza dettata dalla sentenza della Corte Costituzionale 130/2023 e dalle condizioni attuali, che impongono ritardi lungimiranti nella liquidazione. Tuttavia, la realizzazione di tale progetto richiede:

  • una costruzione normativa che salvaguardi il principio della giusta retribuzione e non contrasti la tutela costituzionale del lavoratore;

  • un sistema di garanzia finanziaria ben calibrato e sostenibile;

  • un coordinamento con le norme contrattuali del pubblico impiego;

  • criteri chiari per gli interessi, i tassi, le rivalutazioni e i rimborsi.

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